Per una nuova scienza tra Arte e Natura
A Firenze nell’ex-refettorio della chiesa di S. Maria Novella si terrà la mostra “La botanica di Leonardo. Per una nuova scienza tra Arte e Natura” (13 settembre-15 dicembre 2019). Inaugura l’evento la collocazione di un albero di gelso all’interno di un dodecaedro, il solido a 12 facce che secondo Platone riproduceva la forma dell’universo, come ben sapeva Leonardo che aveva illustrato le opere del matematico Pacioli.
Impossibile parlare di Leonardo da Vinci in maniera esaustiva, uomo dai mille interessi. La sua formazione avvenne a Firenze, dove agli inizi del ‘400 era nata la rivoluzione rinascimentale.
La mostra indaga un aspetto meno noto ma non secondario degli interessi di Leonardo: la botanica. In un inventario delle opere da lui stesso compilato quando nel 1482 andò a Milano, la prima voce è “molti fiori ritratti di naturale”. Questa attenzione per la natura gli fu veicolata dalla pittura olandese tardo-gotica più che dalla tradizione fiorentina da Giotto a Masaccio. Sicuramente infatti vide nella Chiesa di S. Maria Novella il Trittico Portinari di Hugo van der Goes.
Sappiamo che era solito raccogliere esemplari di piante di cui faceva studi accurati analizzando non solo la forma esteriore ma anche il funzionamento organico. Con lui nasce la botanica come disciplina scientifica autonoma fuori da utilità farmacologiche o fini magici. Un intero capitolo del suo Trattato della Pittura “Degli alberi e verdure” è dedicato a questo tema ed è pieno di indicazioni sulle modalità di rappresentazione delle piante e non solo. Vi sono molte annotazioni scientifiche non necessarie ai fini pittorici, ma che Leonardo nella sua enorme curiosità ritenne opportuno annotare. Aveva intuito per esempio il rapporto tra il numero di anelli e l’età degli alberi o che la crescita delle foglie segue schemi precisi.
In un foglio della Biblioteca Ambrosiana a Milano zeppo di annotazioni sulla foglia di salvia, compare come illustrazione non un disegno, ma il calco di una foglia imbevuta di nerofumo e olio e impressa sulla carta. Interessante esperimento che mostra l’attitudine scientifica di Leonardo.
Spesso inoltre l’artista-scienziato ricorre a paragoni botanici per esplicitare le sue teorie sui meccanismi del corpo; infatti paragona il cuore al nocciolo che genera l’albero e confronta il sistema dei vasi sanguigni con i rami degli alberi dove scorre la linfa, cercando di individuarne il comune meccanismo di ramificazione. Per Leonardo infatti tutto il creato va visto nel suo insieme in un “rigoroso accordo con le leggi della natura” a cui è sottoposto l’uomo ma anche le piante, le rocce e l’intero universo. Interessanti da questo punto di vista una serie di disegni della collezione Windsor in cui la rappresentazione della turbolenza delle acque somiglia ad altri disegni, ma di piante.
Nella produzione pittorica la vegetazione ha un ruolo importante, non è ornamento inerte. Lo vediamo fin dal suo primo dipinto L’Annunciazione, nell’attenzione con cui è rappresentato il prato fiorito o il giglio retto dall’angelo. Altro esempio è il Ritratto di Ginevra Benci dove allude al nome della donna, un cespuglio di ginepro che ne incornicia il volto, che è rappresentato con minuzia da botanico. Si potrebbe proseguire all’infinito perché i suoi studi scientifici erano alla base della forma che dava alle cose rappresentate nei suoi quadri.
Notevole è la decorazione arborea della Sala delle Asse nel Castello Sforzesco a Milano. L’incarico gli fu dato da Ludovico il Moro che proprio sotto questa volta assunse la tutela di Galeazzo Sforza ancora bambino, evento che gli spianerà la strada al Ducato. Leonardo realizzò un grandioso apparato naturalistico, incorniciando l’ambiente con 16 alberi di gelso le cui fronde si intrecciano sul soffitto per creare un illusionistico pergolato. Una fusione di architettura e natura, in bilico tra il naturalismo della vegetazione e l’astrazione geometrica data dall’intreccio dei rami.
L’uso del gelso non è casuale, è simbolo di saggezza ma anche allusione al committente (morus è il nome latino del gelso) e alle piantagioni di gelsi per l’allevamento dei bachi da seta, una redditizia attività del ducato. Pochi sanno che Leonardo scrisse anche favole e molte di queste hanno per protagonisti le piante.
In un epoca di grande attenzione al nostro ecosistema, Leonardo ci ricorda che uomo e natura non posso esistere disgiunti; alterarne uno significa compromettere l’altro.
Anna Maria Calabretta