Esiste un luogo nel cuore della Maremma che sembra uscito da una favola, è il giardino dei Tarocchi di Capalbio in Toscana, ideato e progettato dall’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle.
Due ettari di terreno disseminati da enormi statue-architetture che rimandano agli Arcani Maggiori dei Tarocchi. Un luogo dove scultura, architettura, decorazione e arte paesaggistica si fondono insieme per realizzare, secondo quanto detto dall’artista, un “…giardino della gioia… piccolo angolo di Paradiso”.
Sono in totale 22 statue-strutture coloratissime e dalle forme debordanti e fantasiose. Le strutture in cemento e poliestere, sono rivestite da mosaici realizzati con vetri, specchi o ceramiche. Le forme morbide rimandano ad un archetipo femminile, misterioso e potente. Infatti dietro un apparente disordine giocoso vi è un percorso esoterico il cui tema conduttore è la maternità.
Varcato l’ingresso i visitatori si trovano davanti Il Mago e La Papessa, fusi insieme, che si affacciano su una vasca circolare su cui è posata la Ruota della Fortuna. Poi il percorso è libero ed è una sorpresa continua come l’Albero della vita dal cui tronco spuntano tre coloratissimi serpenti o la Giustizia nel cui corpo vi è una stanza chiusa da un cancello che lascia intravedere l’Ingiustizia confinata all’interno. Per volere dell’artista non esiste un percorso obbligato. Iscrizioni con citazioni, pensieri, disegni e numeri accompagnano il visitatore in uno spostamento che è fisico ma anche spirituale.
Un lavoro enorme, durato 17 anni e costato circa 10 miliardi di lire interamente autofinanziato dall’artista tramite mostre, libri conferenze e perfino profumi.
Il parco nel suo complesso è stato progettato dall’artista che ha vissuto nell’ultima parte della sua vita all’interno del parco dentro l’Imperatrice, una statua- architettura in forma di sfinge attrezzata come una casa. Una realizzazione così complessa ha richiesto l’opera di architetti, decoratori, artisti polimaterici, ceramisti, e botanici. Il portale di ingresso è stato realizzato da Mario Botta l’architetto famoso al grande pubblico per aver realizzato la cupola del Mart di Rovereto.
L’idea del parco ha precedenti illustri, come il Parco dei Mostri di Bomarzo in Lazio o il Parco Güell di Barcellona che l’artista visitò nel 1955 lasciandole un ricordo indelebile. Disse infatti di aver incontrato il suo destino.
Catherine Marie-Agnès de Saint Phalle del resto era una donna insolita, nata nel 1930 da una attrice americana e un aristocratico banchiere francese, due mondi inconciliabili. Ribelle e insofferente a qualunque regola, si dedica a teatro, cinema e moda. Negli anni ’50 però incanala la sua vita in un percorso borghese, il matrimonio i figli anche se è in questi anni si avvicina all’arte.
Ma le regole non sono per lei, l’insofferenza assume toni drammatici. Inizia una parabola discendente, la depressione, il ricovero in una clinica psichiatrica e infine l’elettrochoc. Questa sofferenza enorme segna il punto di avvio della sua carriera artistica. Lei stessa ammetterà “Ho avuto fortuna a incontrare l’arte, avevo tutto per diventare una terrorista”.
In questi anni la sua produzione alterna sculture e performance con cui esprime la violenza della società moderna e la dolorosa condizione femminile; emerge il tentativo di stupro da parte del padre quando aveva 11 anni. La svolta avviene con le Nanas nella metà degli anni ’60, gioiose statue femminili dalle forme esuberanti, simbolo di una femminilità padrona di sé ma anche del femminile insito in tutti come forma vitale rigenerativa.
Nel 1996 realizza per il Moderna Museet di Stoccolma una monumentale Nana che sta per partorire (28 m.l.; 6 m. h. e profonda 9 m.), visitabile dal pubblico che entra dalla vagina. All’interno vi era un cinema e una esposizione di quadri falsi, un bar e perfino un planetario. L’artista la immagina come una sorta di cattedrale dentro cui i visitatori entrano come in un ritorno alla Gran Madre.
La sua opera continua all’insegna del monumentale con forme oniriche ma quasi sempre riportabili al mondo femminile fino a quando nel 1978 su un terreno donato dalla famiglia Agnelli Caracciolo inizia a costruire questo parco che apre al pubblico nel 1998 e a cui lei lavorerà fino alla sua morte 4 anni dopo. Oggi è il suo lascito più importante, un luogo magico che attrae allo stesso modo esperti d’arte e famiglie. Un miracolo dell’intelligenza, un invito alla gioia ed al gioco.
Per ulteriori informazioni consulta: http://www.giardinodeitarocchi.it/
Niki Charitable Art Foundation http://nikidesaintphalle.org.
Per una visita interattiva http://ilgiardinodeitarocchi.it/visit/interactive-map/
Anna Maria Calabretta